Open dialogues: intervista con Barbara Pavan

a cura di Margaret Sgarra, curatrice di arte contemporanea

The Soft Revolution, a cura di Barbara Pavan – Museo del Tessile di Busto Arsizio

Nata a Monza e cresciuta a Biella tra telai e filati, Barbara Pavan è una curatrice e critica d’arte specializzata in fiber art. La passione per il filo l’ha portata a ideare e curare mostre, progetti espositivi, cataloghi e blog tematici, diventando così un punto di riferimento delle forme espressive tessili. Continua a leggere

Sharon Harris/Il fascino evocativo della fotografia stenopeica

a cura di Romina Ciulli & Carole Dazzi

Un-travelling #13

A volte per poter mostrare il lato nascosto delle realtà o delle emozioni basta una fotografia scattata con semplicità dove le immagini, anche se poco definite, appaiono incredibilmente nitide e coinvolgenti. E’ quanto accade con la fotografia stenopeica, una delle prime tecniche utilizzate nel campo fotografico, che non utilizza lenti né obiettivi e che, attraverso un piccolo foro stenopeico, genera immagini dove lo sguardo si riappropria di un racconto sensoriale ogni volta straordinario. Di questa tecnica si serve Sharon Harris, fotografa americana,
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Who’s next?… Hannah Höch 

a cura di Valentina Biondini, appassionata di letteratura

The beautiful girl

Hannah Höch, nome d’arte di Anna Therese Johanne Höch, nasce a Gotha, in Germania, nel 1889. Conosciuta soprattutto per il lavoro prodotto durante la Repubblica di Weimar, oggi è considerata una delle più grandi artiste della stagione dadaista del XX secolo e una pioniera della tecnica del fotomontaggio. Hannah Höch è infatti la donna che ha innovato la tecnica del collage, elaborando immagini prese da rotocalchi e magazine, in un continuo rimando di spunti politico-culturali. Continua a leggere

Open dialogues: intervista con Silvia Levenson

a cura di Margaret Sgarra, curatrice di arte contemporanea

Attraverso complesse ed emblematiche opere d’arte a carattere installativo, l’artista Silvia Levenson indaga la complessità della società attuale, riflettendo sulle criticità e le problematiche presenti, con particolare riferimento alla condizione femminile all’interno sia della famiglia, sia della società. Le sue opere, realizzate con il vetro, si presentano tanto crude quanto immediate, mettendo in evidenza senza mezze misure le discriminazioni di genere, l’importanza della solidarietà e la lotta contro le violenze.

 

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Margaret Sgarra/Una prospettiva curatoriale

Alice Biondin, “So, this is our power, are you scared?”

Nel mondo eterogeneo dell’arte quale altra figura combina insieme emozione, scoperta, intraprendenza, trepidazione, se non quella del curatore? Un mestiere eclettico, versatile, spesso complicato, nel quale oltre alla conoscenza, è la passione a costituire un ruolo essenziale, a spingerti a metterti in gioco, e a farti vivere quante più realtà possibili. E in aggiunta a interrogarsi costantemente, a vedere le sfumature attraverso angolazioni diverse, e infine a creare, gestire, celebrare. Un’attività “artistica” che seguiamo e inseguiamo, e che è portata avanti anche dalla torinese Margaret Sgarra, la quale recentemente ha curato a Perugia la mostra intitolata #Penelope.

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