Aysegul Altunok/Installazioni-spazio: un legame esperienziale

a cura di Romina Ciulli e Carole Dazzi

Encounter

Con le sue opere scultoree inserite in ambienti naturali, Aysegul Altunok genera sensazioni immersive e insapettate. Parliamone con l’artista.

Il tuo lavoro si articola attraverso una serie di sculture/installazioni che all’interno di spazi naturali sembrano rappresentare in qualche modo proiezioni dell’esistenza umana, con al tempo stesso la tendenza a travalicare i limiti di questa stessa esperienza. Puoi raccontarci come vengono concepiti questi progetti e come si svolge il tuo processo creativo? Continua a leggere

Andrea Carpita / Il ritratto come astrazione della forma

Andrea Carpita / Il ritratto come astrazione della forma

Intervista con il giovane pittore italiano che sperimenta tecniche iconografiche diverse per rileggere l’arte della rappresentazione figurativa.

La fotografia, l’immagine digitale e la pittura sono tre fasi strettamente collegate fra loro attraverso le quali si articola il tuo lavoro. Puoi parlarcene?

Questi tre elementi (fotografia, immagine digitale, pittura) sono in effetti le tre fasi cronologiche attorno al quale generalmente si sviluppa ogni mio dipinto. Continua a leggere

Shira Gold / Ritratti di paesaggi: un percorso intimo attraverso il dolore, la riscoperta, il cambiamento

Shira Gold / Ritratti di paesaggi: un percorso intimo attraverso il dolore, la riscoperta, il cambiamento

Shira Gold, fotografa canadese, realizza immagini che nel loro isolamento scenico cercano di combinare aspetti come l’immobilità e la bellezza con quelli del dolore e della sofferenza. Attingendo alle sue esperienze di donna, figlia e madre, Shira affronta le vicissitudini spesso tormentate della nostra esistenza attraverso atti di esplorazione, ri-scoperta e stupore. Continua a leggere

Who’s next?… Ketty La Rocca

Who’s next?… Ketty La Rocca

Scritto da Valentina Biondini, appassionata di letteratura

La rubrica “Who’s Next?” è dedicata questa volta a una singolare artista italiana che ha operato nel nostro paese tra gli anni ’60 e ’70 del ‘900, per poi cadere nell’oblio almeno fino ai primi anni 2000, quando alcuni studiosi ne hanno recuperato la memoria. Stiamo parlando di Ketty La Rocca, impegnata con il suo percorso ad attribuire all’arte il compito di definire il rapporto con la realtà e con la sua conoscenza. Uno sguardo femminile graffiante, intimo e personale il suo, ma capace anche di tramutarsi in universale. Continua a leggere