a cura di Margaret Sgarra, curatrice di arte contemporanea
IroPeinto, nome in arte di Veronica Larotonda, è un’artista visiva che lavora utilizzando diversi linguaggi pittorici, come la pittura sull’acqua, la tecnica Ebrù e l’olio connesso ai metalli. Il focus del suo lavoro è incentrato sulla forma, che diviene qualcosa di incomprensibile e inafferrabile, a tratti sfuggente. Fondamentale inoltre è il rapporto con il sogno, che si rivela un terreno di indagine in correlazione con l’inconscio. Attualmente vive e lavora a Milano.
I tuoi lavori hanno come oggetto strutture complesse e inafferrabili. Qual è il tuo rapporto con la forma?
E’ un rapporto riflessivo. Le forme che dipingo rappresentano la complessità della natura umana e il desiderio di esplorare i confini tra la realtà conosciuta e l’immaginazione. In questo modo riescono a dare una forma visiva a concetti che altrimenti sono per loro natura inafferrabili, come le emozioni, i pensieri o i sogni. Attraverso le forme, cerco di catturare l’essenza di qualcosa che non è tangibile, come la fluidità dell’esistenza e la bellezza dell’ambiguità, oltre a dare vita a un linguaggio visivo che parla direttamente all’inconscio. La forma in questo caso è un invito a lasciarsi andare, contemplare la propria relazione con il mondo, e trovare significati individuali nell’arte che trascendono le definizioni convenzionali.
All’interno della tua ricerca sono ricorrenti i rimandi alla sfera onirica e all’inconscio. Cosa ti lega a queste tematiche e come le sviluppi?
Il legame è definito dal modo in cui considero l’espressione creativa: è in primis una forma di sollievo, un rifugio sicuro dalla realtà e un mezzo per l’esplorazione del Sé. Oltre a una porta verso il proprio mondo interiore, considero la componente onirica come un’esperienza umana universale, che permette una comunicazione profonda tra le persone. Penso dunque che cercare di rappresentarla in maniera consapevole e significativa possa creare un ponte empatico tra l’artista e l’osservatore. Inoltre, dipingere l’onirico ha il vantaggio di spingermi all’innovazione creativa, sperimentando forme, colori e materiali in modi nuovi. Per me l’arte onirica è essenziale perché mi permette di connettermi con gli aspetti più profondi dell’esperienza umana, di sfidare la realtà con la fantasia e di offrire agli osservatori un’occasione unica di riflessione e di evasione. È un invito a considerare che, forse, il pensiero magico ha un fondamento di verità e che i nostri sogni hanno il potere di plasmare, almeno in parte, la realtà in cui viviamo.
Guardando i tuoi lavori si nota una mescolanza tra astratto e figurativo. Come riesci a far interagire questi due generi pittorici e quale preferisci?
Nelle mie opere la mescolanza di stili non è solo una scelta estetica. E l’astratto e il figurativo non sono semplicemente due tecniche pittoriche. Ma si intrecciano in un dialogo visivo che sfida la percezione, sono i mezzi attraverso cui esplorare la complessità dell’esperienza umana, invitando a guardare oltre ciò che è visibile e a immaginare ciò che potrebbe essere. La fusione di questi due stili riflette il mio desiderio di esplorare la tensione tra realtà e sogno, dove oggetti dipinti con precisione quasi fotorealistica emergono da sfondi eterei e onirici. Questi oggetti, pur non esistendo nel nostro mondo tangibile, sono raffigurati con un dettaglio tale da sembrare possibili, quasi palpabili, sfidando così i confini tra il possibile e l’immaginario. I colori tenui e morbidi dello sfondo contrastano con la nitidezza degli oggetti, sottolineando la dualità tra sogno e realtà. Questo aspetto è accentuato dall’utilizzo sullo sfondo di foglie oro o argento, che aggiungono una dimensione quasi mistica al quadro, e avvolgono i soggetti in riflessi di luce soffusa. Vorrei in questo modo incoraggiare le persone a riconnettersi con quella parte di sé che rimane curiosa, giocosa e piena di meraviglia, proprio come quando eravamo bambini, suggerendo così che in questo ritorno alle origini potremmo trovare la chiave per diventare degli adulti migliori, più aperti e meno cinici.
Quanto è importante la padronanza della tecnica nel tuo lavoro?
E’ fondamentale. Semplicemente non potrei realizzare le mie opere senza padronanza delle varie tecniche pittoriche che utilizzo. Infatti, senza la tecnica appropriata, l’idea rimarrebbe imprigionata nella mente. La tecnica giusta agisce come una chiave che apre le porte dell’espressione, permettendo all’opera di esistere e di comunicare con il mondo.
Come e quando capisci che un’opera è terminata e pronta per essere esposta?
La fine di un’opera d’arte è un concetto abbastanza sfuggente. Per me non c’è un vero e proprio punto di arrivo a priori. Generalmente, quando il mio dialogo con l’opera finisce, cioè quando riconosco che ciò che volevo comunicare è stato espresso e che l’aggiunta di ulteriori dettagli risulterebbe un virtuosismo superfluo rispetto all’evidenza del significato, decido di interrompere il processo.
I soggetti delle tue opere sembrano avere un’ispirazione dal Surrealismo. Quali sono gli artisti a cui ti ispiri e cosa ti affascina di questa corrente?
Mi piacciono molto Renè Magritte e Salvador Dalì. Magritte è noto per le sue immagini enigmatiche e paradossali. Le sue opere spesso presentano oggetti familiari in contesti inaspettati, e questo effetto straniante e contraddittorio mi diverte. Inoltre apprezzo e trovo interessante il suo concetto di “vedere attraverso”, su cui sto lavorando anche io, con modalità diverse. Dalí con la sua immaginazione senza limiti ha esplorato il concetto di immagini doppie, permettendo di vedere forme o vuoti all’interno di altre immagini, e questo ha aperto nuove possibilità di lettura della realtà. In generale mi riferisco al surrealismo in relazione all’obiettivo della mia ricerca artistica e alla modalità creativa. L’obiettivo è l’esplorazione del mondo dell’inconscio e dei sogni attraverso l’uso della libera immaginazione. Mentre la modalità è una sorta di automatismo psichico con il quale in genere immagino le mie opere.
Quali sono i tuoi progetti futuri e a cosa stai lavorando adesso?
In sintesi, continuerò ad approfondire la creazione di un “ponte” tra onirico e realtà. Sto lavorando anche a un nuovo progetto, sull’idea di esseri umani come“contenitori”. Ma non voglio svelare nulla in anticipo.