a cura di Romina Ciulli e Carole Dazzi
Con le sue opere scultoree inserite in ambienti naturali, Aysegul Altunok genera sensazioni immersive e insapettate. Parliamone con l’artista.
Il tuo lavoro si articola attraverso una serie di sculture/installazioni che all’interno di spazi naturali sembrano rappresentare in qualche modo proiezioni dell’esistenza umana, con al tempo stesso la tendenza a travalicare i limiti di questa stessa esperienza. Puoi raccontarci come vengono concepiti questi progetti e come si svolge il tuo processo creativo?
Il mio lavoro si basa principalmente su esperienze che ho vissuto personalmente. Questa mia modalità creativa a volte è legata all’atto di rievocare una sensazione che riaffora in maniera esagerata nella mia memoria. La maggior parte delle volte mi imbatto in una scena e cerco di fermare l’effetto che mi suscita. Tutto ciò ovviamente si trasforma in uno sforzo mentale. Queste sensazioni possono presentarsi in luoghi e situazioni inaspettate.
In questo modo penso di mettere in pratica un sistema diverso per conservare i ricordi nella mia memoria scattando una sorta di fotografia mentale di un momento bellissimo. Dunque lo scopo del mio lavoro è soprattutto quello di creare opere monumentali che producono emozioni e tramandarle agli altri. Sto inserendo queste strutture scultoree in una serie di scenari che ho progettato, archiviando tutte quante le immagini realistiche che posso memorizzare. Non so, magari esse non saranno mai costruite in un formato abbastanza grande e reale o al contrario alcune di loro avranno fortunatamente la possibilità di essere rielaborate nel mondo materiale. Ma fondamentalmente per quanto mi riguarda il metodo di inseguire una sensazione e trascinarla fuori da una forma statica, è per il momento l’aspetto più importante e dinamico del mio lavoro.
In queste installazioni le forme geometriche delle sculture si inseriscono in paesaggi isolati, quasi onirici, trasformando l’ambiente in una sorta di opera immersiva. Che tipo di esperienza emotiva cerchi di suscitare nello spettatore?
Quando penso alle installazioni, di solito ho una sensazione precisa in mente. Sto cambiando il più possibile il legame tra l’opera e il luogo in cui siamo abituati a vederla. Anche se è un luogo (può trattarsi di uno spazio espositivo o una zona verde), so fin troppo bene che cerco di creare l’aura propria di questo edificio. Lascio che sia lo spettatore a sperimentare la possibilità di reagire a questi spazi entrandovi oppure no. Voglio infatti generare esperienze che permettano al pubblico di entrare in contatto con uno spazio esperienziale dove sia immerso in una struttura che lo circondi, mentre prova a stare in uno spazio in cui ha la possibilità di entrare o nel quale possa adattarsi. Al contrario se si pensa ai luoghi nei quali non si può entrare, questi sono per lo più scenari, strutture che sono state messe di fronte al pubblico per bloccarne la loro entrata corporea. In tali strutture, il visitatore è solo un testimone del luogo.
Ma dal momento che non voglio che il posto sia uno spazio interiore, ricorro a questa forma di finzione. Alcuni sono luoghi che possiamo solo guardare, del resto non potremmo entrare in un nido di piovra. Tuttavia ossevarlo in silenzio da lontano, ha un effetto fantasioso e magico. Quindi, anche se avessimo intenzione di espandere questo ambiente, io posso scegliere di non includervi lo spettatore. Cerco di prestare attenzione a questo tipo di sfumature quando curo la maggior parte del mio lavoro. In realtà questa è una delle parti più importanti di questo processo, perché tutta questa finzione ne fa effettivamente parte. Mi preparo a tutto ciò attraverso l’interesse che ho a scatenare certe sensazioni. Sono spazi impenetrabili e stretti, a volte visti attraverso buchi e cavità inquietanti. Altre volte sono ampi spazi meditativi in cui la luce ne accresce la pace. Queste sono suggestioni che fanno riferimento a molte mie sensazioni.
Il tuo linguaggio artistico si caratterizza per un uso di colori contrastanti, strutture lineari e illuminazioni intense. Quanto l’utilizzo di nuovi media e tecnologiche innovative rappresenta un aspetto importante del tuo lavoro?
Sono sempre stata affascinata dai nuovi dispositivi multimediali. Ecco che trasformo le mie installazioni scultoree in elementi visivi in modo da essere inserite in un ambiente digitale. Sto anche lavorando al fine di crearle come se fossero scenari che possono essere vissuti nella realtà virtuale nell’immediato futuro. Ciononostante questo è ancora un desiderio che al momento ha maggior importanza per me, ossia di presentarli come esperienza fisica. Riguardo a questo sento assolutamente il desiderio di far sperimentare la sensazione di apertura resa possibile tramite il contatto fisico.
Nel 2018 hai partecipato, insieme con altri artisti, alla mostra Young Fresh Different, tenutasi alla Ziberman Gallery di Instabul. In quell’occasione hai presentato Pink Square, un lavoro nel quale esplori le linee di un elemento architettonico per poi ricomporre una struttura spazio/tempo apparentemente simile, ma in realtà opposta. Puoi parlarci di questa esperienza e dell’opera che hai realizzato?
La mostra Young Fresh Different alla Zilberman Gallery era un concorso per artisti e ho voluto vivere questa esperienza in questo spazio espositivo mentre partecipavo a numerosi eventi di questo tipo. Non ho mai avuto alcun altro contatto con questa galleria al di fuori di questo. Durante il periodo di studio partecipare con il lavoro svolto sottoforma di bozzetti in un ambiente simile, può rivelarsi un’esperienza positiva o negativa. L’ opera che ho esposto era una continuazione di un progetto composto da un involucro precedentemente spezzato tramite l’utilizzo di luci lineari. É sempre impagabile vedere una delle mie sculture posizionata materialmente e in qualsiasi momento nello spazio.
Il quadrato rosa era una scultura costruita sui contrasti. Ho posizionato il nero (come se non rappresentasse alcunchè) e il rosa di fronte a esso come se fosse in maniera indefinita la tonalità di ogni gradazione . Anche la parte nera si trovava davanti a una superficie intera, mentre il quadrato rosa occupava uno spazio all’interno dei suoi confini lineari. Le tracce che assomigliano a delle irregolari linee abbozzate avevano lo scopo di interromperne la parte estrema con linee che stavano ancora cercando la propria collocazione e non erano definite.
Quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato nel tuo percorso artistico o ai quali ti inspiri attualmente?
Devo dire che molti artisti mi hanno ispirata. Devo inoltre sottolineare che la mia più grande ispirazione é sicuramente sempre quella di occuparmi della natura. Essa infatti possiede una gamma di possibilità unica e ti offre molto una volta che inizi a osservarla. Ci sono, ovviamente, così tante persone che mi hanno colpito. Ammiro molti pittori, scultori, musicisti, e poeti. Ma per quanto mi riguarda, una delle fonti fondamentali d’ispirazione è certamente quella proveniente dai poeti e dagli architetti. In particolare il poeta indiano Rabindranath Tagore e l’architetto francese Etienne-Louis Boulle.
Quali sono i tuoi programmi futuri? Stai lavorando a un progetto in particolare?
Tra i miei progetti futuri, la mia tesi sulla competenza nell’arte rappresenta attualmente il mio impegno più significativo. Penso sia molto importante abbandonare la produzione scritta. Perciò sto seguendo un processo di lavoro molto rigoroso riguardante le mie prossime pubblicazioni. Si tratta di una cosa sempre emozionante. Al contrario, continuo a fare i miei schizzi e a seguire le cose che mi interessano. A parte questo, sto formulando e lavorando a molti progetti. Di recente mi sono dedicata alla creazione di un ambiente di realtà virtuale. Destinerò infatti una fase del mio lavoro ad una struttura che è stata deputata all’esperienza VR. Ci stiamo lavorando molto seriamente e intensamente. Spero di realizzare questo progetto per gli spettatori il prima possibile.
Biografia: Ayşegül Altunok, artista turca laureata al Marmara University Institute of Fine Arts di Istanbul, ha partecipato a mostre nazionali e internazionali. Il suo lavoro si concentra sulla fusione tra scultura, installazione e design.